domenica, 1. gennaio 2012, 16:41
Guida per principianti a GNU/Linux: capire APT e vivere felici
In principio esistevano i .tar.gz. Gli utenti dovevano compilare ogni programma che volevano usare sui loro sistemi GNU/Linux. Quando fu creata Debian, fu ritenuto necessario che il sistema incorporasse un metodo di gestione dei pacchetti installati sulla macchina. A questo sistema fu dato il nome dpkg. Fu così che nacque il famoso “pacchetto” nel mondo GNU/Linux, poco prima che Red Hat decidesse di creare il proprio “rpm”.
Rapidamente un nuovo dilemma si fece strada nelle menti degli sviluppatori di GNU/Linux. A loro serviva un modo rapido, pratico ed efficiente per installare i programmi, che gestisse automaticamente le dipendenze e che avesse cura di mantenere i file di configurazione esistenti mentre si effettuavano i vari aggiornamenti. Ancora una volta Debian ha aperto la strada dando vita a APT (Advanced Packaging Tool).
Così recita l’introduzione di APT-HOWTO il manuale di Debian per APT, ovvero il sistema di gestione dei pacchetti di Debian e derivate, compresa Ubuntu.
Se mi chiedessero di dire in cosa GNU/Linux è superiore (tecnicamente parlando) a Windows, potrei fare un lungo elenco: sicurezza, stabilità, velocità, ecc. Ma se mi domandassero in cosa GNU/Linux è più facile di Windows, non avrei dubbi: nell’installazione dei programmi.
Quando studiavo informatica alle scuole superiori, anche se erano i primi anni ’90, il libro di testo risaliva agli anni ’70. Ricordo che la definizione di sistema operativo, allora, comprendeva anche un compilatore. Eppure io usavo MS DOS e non c’era alcun compilatore (solo uno striminzito interprete BASIC), usavo Windows 3.1 e anche lì niente compilatore di default. I compilatori li faceva, all’epoca, la Borland: Turbo Pascal, Turbo C, ecc. La Microsoft avrebbe poi creato da lì a poco il Visual Basic, ma si vendeva a parte.
In effetti negli anni ’70 tutto il software era libero e gli utenti compilavano i programmi per conto proprio. Per questo un compilatore era indispensabile. Quando il software libero è tornato in auge grazie a GNU/Linux, si è posto lo stesso problema: come rendere più facile l’installazione dei programmi? E così, dall’installazione per semi-hacker si è passati ad un sistema talmente semplice da far spavento. Eppure tanti neo-utenti GNU/Linux non l’apprezzano e credono che sia complicato installare i programmi… questo solo perché il modo di farlo è diverso, molto diverso, ma più efficiente, veloce e facile.
Bando alle ciance e arriviamo al punto. Come funziona?
In primo luogo bisogna mettersi in testa il concetto di repository. I repository sono dei normalissimi siti web strutturati in un modo preciso, definito dallo standard di APT. In sostanza, essi contengono i programmi già compilati da parte dei manutentori delle distribuzioni. Oltre ai programmi possono contenere anche set di icone, temi, librerie, pagine di manuale, testi e qualsiasi cosa che possa servire agli utenti.
Non c’è quindi bisogno di cercare su Internet il sito del programma, scaricarlo, installarlo. Basta controllare se c’è nei repository. Se il programma non è proprio sconosciuto e se la distribuzione in uso è abbastanza diffusa, quasi sicuramente il programma c’è già. Se non c’è, vedremo come “arrangiarci”.
Per accedere ai repository potremmo in effetti scaricare i vari pacchetti e poi installarli singolarmente. Ma per come è fatto GNU/Linux, la cosa potrebbe essere impegnativa. Ogni pacchetto contiene solo lo stretto indispensabile, mentre tutte le librerie necessarie al funzionamento del programma sono solitamente esterne. Differentemente dal mondo del software proprietario, infatti, i programmi possono tranquillamente utilizzare le librerie pensate per altri programmi. In effetti creare un programma open source vuol dire in ultima analisi saper usare al meglio l’enorme quantità di librerie già esistenti.
Potremmo quindi trovarci di fronte alla spiacevole situazione di dover scaricare anche i pacchetti necessari al nostro programma (le cosiddette dipendenze) i quali a loro volta potrebbero necessitare di altri pacchetti, e così via.
Debian risolve brillantemente il tutto tramite APT. Esso è composto da una serie di programmi che ci permettono di automatizzare il tutto. Il più noto di essi è apt-get.
Dato il comando:
Citato:
"apt-get install amule,,
Il sistema scorrerà l’indice dei pacchetti alla ricerca di quella che si chiama “amule”. Una volta trovato, scaricherà il pacchetto .deb corrispondente, controllerà se necessita di altri pacchetti (le dipendenze) ed eventualmente scaricherà anche quelle, se non sono già presenti nel sistema. Una volta finiti i download, passerà i vari pacchetti al programma dpkg, che li installerà. Il tutto avviene in pochi minuti e di norma non richiede intervento da parte dell’utente.
Ma APT fa di più. I manutentori dei pacchetti, ogni tanto, li aggiornano. Vuoi perché è necessario apportare una correzione, vuoi perché è uscita la nuova versione del programma. APT permette di centralizzare tutti gli aggiornamenti. Una comodità che Windows non potrà mai avere, poiché nel software proprietario l’aggiornamento si paga e, soprattutto, di norma non è legale distribuire software altrui. Insomma abbiamo un sistema di aggiornamenti di tutto ciò che abbiamo sul computer, automatizzato. Non solo il sistema operativo, ma tutti i programmi installati con APT. Bello no?
Ma c’è ancora di più. Una distribuzione, in fondo, è solo una collezione di pacchetti. Il kernel, il software GNU, eventualmente Xorg, Gnome, Kde, ecc. E allora l’aggiornamento del sistema ad una nuova versione non è altro che l’aggiornamento dei pacchetti e ci pensa sempre APT. Il sistema funziona talmente bene che alcune distribuzioni sono in aggiornamento continuo, ovvero non hanno versioni, ma i pacchetti si aggiornano appena disponibili. Ad esempio Debian Sid si installa una volta e rimane sempre aggiornata per tutta la vita…
Attenetevi a queste regole pratiche per installare i programmi:
Attivate tutti i repository della prima scheda su Sistema/Amministrazione/Sorgenti software
Prima di tutto cercate il nome del programma su Synaptic (o Adept se usate KDE). Se lo trovate, installatelo da lì. Controllate anche se ci sono dei pacchetti suggeriti, ma prima di installarli leggete la loro descrizione.
Se non lo trovate, provate su getdeb.net, il portale con vari programmi utili già pacchettizzati. Una volta scaricati i pacchetti basta cliccarci sopra due volte.
Se non c’è neppure su getdeb.net, provate a cercare su Google le parole repository, ubuntu, nome del programma. Se trovate un repository, accertatevi che sia per la versione di Ubuntu che usate, dopodiché aggiungetelo tramite Sorgenti software (scheda “software di terze parti”). Per ubuntu esistono molti repository su launchpad, i cosiddetti PPA. Questo è il motore di ricerca per i PPA
Se non trovate un repository, provate a cercare su google: deb package ubuntu nome del programma è possibile che qualcuno abbia già pacchettizzato il programma che cercate magari sul proprio blog.
Se anche questo tentativo fallisce, provate con i pacchetti per Debian Sid: http://packages.debian.org ATTENZIONE: se Gdebi vi dà errore, meglio desistere.
Se neppure Debian ha il pacchetto che vi serve, allora visitate il sito del programma. Cercate se esiste un repository per Ubuntu e/o Debian mantenuto da loro, oppure, un pacchetto deb
Solo se tutti questi tentativi falliscono, allora rassegnatevi a compilare il programma per conto vostro.
Crescia